La cappella di San Giovanni Battista si trova a Nole nella frazione Vauda, sulla strada provinciale verso Rocca. E’ un edificio interessato da diverse fasi costruttive e decorative: il più antico, rivolto a sud risale probabilmente al Cinquecento, il secondo annesso è al nucleo originario nel Settecento; il terzo, più grande e più alto, è edificato nel Novecento.
Una tradizione orale afferma che una famiglia proveniente da Corio, i Masino, in seguito alla liberazione da un’epidemia di carbonchio, abbia iniziato la sua costruzione. La struttura cinquecentesca è di piccole dimensioni, con superfici affrescate risalenti alla seconda metà dell’XVI secolo. Sulla parte arcata che probabilmente doveva corrispondere all’esterno si incontrano i primi lacerti di affreschi. Un’ipotesi è che si possano scorgere alcune scene della vita di san Giovanni Battista, dedicatario della cappella: sulla sinistra permangono le tracce di due uomini, di cui uno potrebbe essere san Bernardo da Mentone e l’altro, a giudicare dalla tonsura, forse un monaco, che assistono ad un evento completamente perduto (la Nascita del Battista?); sulla destra la presenza di una testa, di Erode coronato ed Erodiade seduti in trono, inducono a pensare al martirio del santo per decapitazione nel carcere della fortezza di Macheronte. Sulle lesene sono riemersi col restauro due figure di santi, identificabili, a sinistra, forse con san Giorgio che uccide il drago e, a destra, san Grato vescovo di Aosta. All’ingresso si incontra la volta ornata da graziose cornici decorative con fronde, fiori e frutti, mentre sulle pareti si snoda una teoria di santi quasi a grandezza naturale. Gli affreschi sono disposti in modo speculare con due riquadri per parte, di cui uno ospita una terna di santi. Rispetto alle scene del lato sinistro, nella prima è possibile scorgere una figura femminile con la testa coronata e le mani giunte in preghiera collocata entro un paesaggio aspro. L’interpretazione del soggetto è forse da connettersi col san Giorgio prima citato. La seconda scena contiene invece la raffigurazione di tre santi, Antonio abate, Stefano diacono e Pietro da Verona. Sul lato sinistro la prima specchiatura è nuovamente di difficile lettura poiché oltre al committente in ginocchio, compaiono altri due personaggi. Il primo è una figura in abiti signorili che, a giudicare dal gesto della mano, protegge e presenta il donatore. Un’ipotesi è quella di riconoscervi il beato Amedeo di Savoia, personalità fortemente promossa dalla politica di Carlo Emanuele I, forse qui mancante di aureola poiché canonizzato solo nel 1677. Il secondo è quasi completamente perduto. Nella seconda specchiatura, in risonanza con quella della parete dirimpettaia, si trovano tre santi: probabilmente Pietro apostolo, Bernardo da Mentone e Rocco.
L’ampliamento settecentesco, grazie al restauro del 2022, ha ritrovato le sue coloriture originali. La nuova costruzione novecentesca presenta aula sobria; sulle pareti delle campate centrali sono collocati due grandi pale, dipinte ad olio su tavola, del pittore Giancarlo Aleardo Gasparin: la Visitazione a Santa Elisabetta a sinistra, la Decollazione di San Giovanni Battista a destra. Il presbiterio è collocato nella terza campata. Al di sopra del cornicione, nella lunetta, è presente un dipinto su tavola raffigurante Il battesimo di Gesù, sempre dell’artista torinese Gasparin che operò per la chiesa tra il 1989 e il 1993. La statua lignea processionale del Battista fu fatta scolpire nel 1884.


