La vicenda della cappella di San Sebastiano è ancora in larga parte da delineare. La sua particolare posizione, al liminare del borgo e vicina alla strada che collega Avigliana e la valle di Susa, potrebbero dare adito a supposizioni riguardanti la sua iniziale costruzione: un luogo coperto che permetteva una notte al riparo per i pellegrini diretti verso la via Francigena oppure una parte del lazzaretto per la cura degli appestati.
Addossata al muro di cinta del camposanto, presenta linee architettoniche semplici, con due piccole finestre ai lati della porta d’ingresso, sormontata da un rosone. L’edificio a pianta rettangolare ad aula unica è suddiviso in tre campate voltate a vela; sul lato destro della seconda campata vi è la sacrestia su cui si innesta il basso campanile in mattoni rossi.
Se è necessario attendere il 1689 per rintracciare la prima testimonianza documentaria che attesti l’esistenza della cappella, il recente ritrovamento degli affreschi quattrocenteschi posti nell’area presbiteriale rende San Sebastiano l’edificio religioso esistente più antico di Giaveno.
L’occasione della scoperta del ciclo si deve alla volontà della comunità locale di far restaurare la pala d’altare settecentesca. Rimossa la tela, infatti, è fortunosamente emersa la Madonna col Bambino, risparmiata alle imbiancature seicentesche, testimonianza di una precoce derivazione locale dalla pittura di Antoine de Lohny, pittore itinerante poi attivo per i Savoia nel XV secolo. Successivi interventi di restauro hanno permesso di recuperare quattro episodi di un più ampio affresco, realizzato nel presbiterio, con le Storie di San Sebastiano eseguito da Bartolomeo Serra tra il 1470 e il 1480. Gli episodi conservatesi sono il Martirio dei Compagni di San Sebastiano, San Sebastiano condotto presso Diocleziano, il Martirio di San Sebastiano e l’Apparizione del Santo a Lucina, la cui figura è andata in parte perduta.

