Il santuario è situato nella località denominata “Tavoletto” nel mezzo del paesaggio roerino, in cima a una collina in posizione panoramica e suggestiva, dove anticamente, tra XI e XIII secolo, vi era la “villa”, un feudo costituito dal castello e un piccolo borgo. Questo venne in seguito abbandonato, verso la fine del XIV secolo, e rimase soltanto l’antica chiesa parrocchiale intitolata alla Madonna. Essa venne ricostruita nelle forme dell’attuale santuario verso la metà del Seicento e al secolo successivo risale l’ampliamento dell’area presbiteriale. La facciata, risistemata nel 1926 si presenta come un modesto porticato a doppia arcata. Il campanile venne costruito nel 1662, probabilmente su una base di muratura preesistente, e nel 1737 venne innalzata la cella campanaria. L’edificio è a pianta rettangolare, a navata unica e l’interno venne completamente ridipinto dal pittore albese Fedele Finati nel 1904. Tuttavia affiorano alcune tracce di figure ed ornati ad affresco preesistenti e probabilmente databili al XVII o XVIII secolo. Il compito di abbellire e ingentilire le strutture architettoniche viene dato allo stucco. La decorazione plastica visibile sulle volte della navata centrale è databile intorno al 1770, così come quella dell’altare laterale a destra e dell’edicola presbiteriale che un tempo accoglieva la statua della Madonna del Rosario. Nello stesso periodo fu anche costruito il nuovo altare maggiore, interamente in muratura, innalzato al centro del presbiterio, rivestito con stucchi lucidi a imitazione dei marmi più pregiati e dai colori contrastanti. La cornice, al centro dell’alzata, ornata con teste di putti e nuvole, un tempo ospitava la pala d’altare con la quattrocentesca Pietà attribuita a Giovanni Martino Spanzotti. La tavola venne trasferita nella chiesa parrocchiale nel 1962 insieme ad altre opere come il tondo con la Natività (fine XV – inizio XVI sec.) attribuita alla cerchia del pittore toscano Sebastiano Mainardi, in origine appeso nel presbiterio, e il quadro rappresentante San Vincenzo Ferreri (1770 ca.), opera di Pietro Paolo Operti, un tempo collocata sopra l’unico altare laterale. Dopo un periodo di abbandono, il bene è stato ripristinato ed è oggi un centro culturale e di formazione ambientale.

